“Tutti gli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.
Lo spettacolo ruota attorno a un tema trattato di frequente nell’opera di Rodari: “l’errore”. Lo sbaglio rappresenta frequentemente un’occasione formidabile per fermarsi a ragionare su quanto si sta dicendo o facendo e sugli strumenti che si usano, in primo luogo la lingua.
L’errore possiede un legame strettissimo con la poesia, la quale nasce proprio dall’abbandono delle regole standardizzate proprie di un uso della lingua solo strumentale. Perché la lingua stessa diventi affascinante occorre che essa si trasformi in gioco e con il gioco acquisisca un senso per chi lo pratica, un senso personale, più forte e duraturo della semplice assimilazioni di regole generali valide per tutti.
Ci piace la capacità di Rodari di mutare il punto di vista, spostandolo dalla parte dei bambini, i quali, non va dimenticato mai, sono il vero soggetto di ogni relazione educativa. Sono gli “orrori” degli adulti, quelli compiuti intenzionalmente, da segnare con la penna rossa, non certo gli “errori” dei bambini, che sono quasi sempre inciampi involontari nel lungo e difficile cammino verso un mondo di grandi che hanno sacrificato allegria e fantasia a tutt’altro.